La Campana della Scuola Grande di San Marco

La campana bronzea della Scuola Grande di San Marco presenta nella porzione superiore del mantello una fascia con placchette a motivi geometrici stilizzati, mentre nella parte mediana prendono posto quattro piccoli bassorilievi (fortemente abrasi) raffiguranti il Cristo in Croce, San Giovanni Battista, la Vergine con il Bambino e, forse, la Madonna delle Rose.

Tra il XVIII e il XIX secolo i Dalla Venezia produssero campane per alcune delle chiese più importanti della città, tra cui vale la pena citare la chiesa di San Giorgio Maggiore (1791), di San Pantalon (1801), di San Zaccaria (1815), di San Lorenzo (1827), e di Sant’Andrea della Zirada (1838).

 

Una doppia modanatura corre lungo il corpo centrale della campana a dividere i bassorilievi da tre raffinate foglioline d’acanto; al di sotto del Crocifisso, invece, si trovano la data di realizzazione del manufatto (1826) e il nome del fonditore inciso su di una placchetta mistilinea (OPUS CANCIANI).

L’apice del successo fu però raggiunto nel 1808, quando il patriarca Nicola Saverio Gamboni commissionò a Domenico Cancian la fusione di due campane per il Campanile di San Marco in sostituzione della Marangona e del Campanon de Candia, a cui seguirono nel 1819 la Nona, quella di Pregadi e la Trottiera. Di queste cinque campane solo la più grande sopravvisse al crollo del Campanile di San Marco il 14 luglio 1902.

L’iscrizione permette di individuare con certezza la fonderia che produsse la campana, da identificarsi con quella dei fratelli Cancian Dalla Venezia di cui il Polo Museale Culturale Scuola Grande di San Marco conserva anche un piccolo mortaio fuso nel 1820. I Dalla Venezia erano dei rinomati produttori di campane le cui origini sono forse riconducibili alle figure di Nicola e Vincenzo Dalla Venezia, autori rispettivamente delle campane delle chiese di San Zaccaria (1330) e San Salvador (1354). Di certo è che nei primi anni dell’Ottocento i Dalla Venezia avevano rilevato i locali della ditta Castelli nelle vicinanze di Piazza San Marco.

A quell’epoca la fonderia si trovava in Calle dei Fabbri, probabilmente ai piedi dell’antico Ponte delle Campane demolito nel 1837 a seguito dell’interramento del rio che vi scorreva, l’attuale Rio Terà de le Colone. A seguito del riassetto urbano derivato dall’interramento, i Dalla Venezia si trasferirono presso il Ponte dei Dai a due passi dalle Procuratie Vecchie, luogo di fonderie fin dal XVI secolo e che fu occupato dai Cancian almeno a partire dal 1843 assieme alla consociata ditta Baso da Santa Maria Nova.

Storia e funzioni

E ben noto come una delle funzioni principali delle scuole fosse la cura dell’anima dei propri confratelli. Cura che si rendeva ancor più necessaria in occasione della morte quando, secondo il capitolo XXVIII della Mariegola della Scuola Grande di San Marco, tutti erano tenuti a pregare per l’anima del defunto e ad accompagnarne il feretro alla sepoltura. Di norma i confratelli si facevano seppellire presso la parrocchia di appartenenza. Ciò non di meno un numero sempre maggiore volle assicurarsi un posto nelle arche della Scuola che a partire dal 1479 furono fatte costruire nel vestibolo della Cappella della Pace, al di sotto della Sala dell’Albergo. Un’opzione che dovette avere un ampio seguito, visto che già nel 1535 gli spazi a disposizione della Scuola si erano allargati nel Chiostro della Pace lungo la parete laterale della basilica di Santi Giovanni e Paolo. È pertanto plausibile che la campana della Scuola Grande di San Marco fosse azionata in occasione dei riti funebri che si svolgevano negli ambienti sottostanti. Innanzitutto nell’evenienza di un decesso e inumazione del corpo: pratica comune a tutte le confraternite italiane del tempo, e che a Venezia raggiunse punte di parossismo durante la peste del 1447 quando per ogni confratello morto si suonava la campana per ben tre ore.

Abbarbicata sul tetto della Sala Capitolare, per lo più sconosciuta anche agli avventori più attenti del Chiostro della Pace, la piccola campana bronzea della Scuola Grande di San Marco riacquista dopo decenni di oblio la sua antica funzione di signum, di strumento che ritma e ordina la vita quotidiana della collettività. Allo stato attuale delle ricerche non è possibile datare l’esile castello campanario in pietra d’Istria che la ospita, ed è dunque difficile appurare se la campana sia stata commissionata in sostituzione di una risalente a prima della soppressione della Scuola. Ciò detto, il suo orientamento verso il Chiostro della Pace permette di avanzare qualche ipotesi in relazione alla prassi devozionale della confraternita. Considerato infatti che il suono della campana dovette risultare poco udibile persino da coloro che si trovavano nelle immediate vicinanze di Campo Santi Giovanni e Paolo, è plausibile supporre che essa fosse impiegata in occasione delle cerimonie che si svolgevano negli spazi adiacenti il chiostro sottostante.

Altre occasioni erano fornite dalla Commemorazione dei morti (2 novembre), ma soprattutto dalle celebrazioni che si svolgevano ogni lunedì quando alla Scuola si celebrava una messa mortor (anche nota come messa delli luni) in memoria delle anime di tutti i defunti. Commemorazione che si teneva nella chiesa di Santi Giovanni e Paolo, e che si concludeva con la benedizione delle arche dei confratelli da parte di un prete appositamente salariato dalla Scuola. Un’ultima occasione era infine fornita dalle celebrazioni che si tenevano ogni prima domenica del mese, quando a seguito della messa nella basilica di Santi Giovanni e Paolo i confratelli si recavano in processione presso la Cappella e il Chiostro della Pace per benedire le arche con la miracolosa reliquia della Vera Croce donata da Antonio Contarini dall’ochion nel 1498.

La prassi devozionale delle Scuole veneziane permette di avanzare un’ulteriore ipotesi. Un indizio, seppur indiretto, è fornito dalla Mariegola (matricola) della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, in cui al capitolo XI si prescrive che “tuti li fradeli [...] sia tegnudi despoiarse le vestimente mondane e vestirse le cappe de disciplina” al suono della “campanella che fa sonar el nostro vardian grando”. Campanella che, si precisa, il Guardian Grande faceva azionare in occasione dei così detti dì ordenadi, quando l’intera confraternita era tenuta a riunirsi alla Scuola, vestire l’uniforme d’ordinanza (cappa) e quindi partecipare ai riti liturgici previsti. È pertanto lecito ipotizzare che anche la campana della Scuola Grande di San Marco avesse la funzione di chiamare a raccolta i confratelli nei dì ordenadi, che secondo la Mariegola occorrevano il giorno della festa dell’Annunciazione (25 marzo), il Venerdì Santo, la festa di San Isidoro (16 aprile), la festa di San Marco (25 aprile), la festa del ritrovamento della Santissima Croce (3 maggio), il Corpus Domini, la festa dei Santi Vito e Modesto (15 giugno), la festa del ritrovamento del corpo di San Marco (25 giugno), la festa dell’Assunzione della Vergine (15 agosto), la festa della Natività della Vergine (8 settembre), e la Commemorazione dei defunti (2 novembre). Sempre tenendo conto della particolare collocazione della campana, è possibile che il suo suono fosse rivolto ai confratelli che si raccoglievano nel sottostante Portico delle Colonne per vestire la cappa e partecipare alle processioni organizzate dal Guardian da Mattin proprio nei dì ordenadi. Processioni che nella maggior parte dei casi si svolgevano in Campo Santi Giovanni e Paolo quando tra cantadori, piffari e trombetti si portavano in trionfo le sacre reliquie della Scuola.

Dott. Gabriele Matino

Bibliografia

 

  • Archivio di Stato di Venezia, Scuola di San Giovanni Evangelista, busta 2
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  • Archivio di Stato di Venezia, Scuola Grande di San Marco, busta 216